L' ATTIVISMO SOCIALE è un Movimento popolare , civile , libero , indipendente , laico , di natura sociale , volto a migliorare le condizioni della vita sociale dei cittadini. E' un " portale facebook " di gruppo , aperto a tutti quei cittadini che vogliono rendersi utili rilevando inefficienze , inadeguatezze , carenze ,negli apparati e servizi pubblici,nelle strutture pubbliche , nonchè proporre eventuali utili suggerimenti o iniziative in un confronto di idee e opinioni..

martedì 20 settembre 2016

LA RICERCA SCIENTIFICA IN ITALIA



UNA  SOCIETA’ SANA  E  UNA  POLITICA  GIUSTA  PRODUCONO  RICCHEZZA ,  PROGRESSO  SOCIALE  E  BENESSERE  PER  TUTTI  I  CITTADINI .
UNA  SOCIETA’  CORROTTA  E  UNA  POLITICA  INGIUSTA  PRODUCONO  INIQUITA’ ,  INVOLUZIONE  SOCIALE  E  MALESSERE  PER  I  CITTADINI .




                        LA  RICERCA  SCIENTIFICA  IN  ITALIA

 La ricerca scientifica in Italia registra  gravi criticità , che hanno spinto Giorgio Parisi, fisico teorico della Sapienza Università di Roma, uno degli scienziati più importanti al mondo, a chiedere un aiuto all’Unione Europea, tramite una lettera sulla rivista Nature e una petizione su Change.org, per salvare la ricerca in Italia. «L’Italia — si legge nella petizione — investe pochissimo in ricerca. Gli scienziati invitano l’Unione Europea a fare pressione sul Governo Italiano perché finanzi adeguatamente la ricerca in Italia e porti i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza».

Nel complesso, la spesa per la ricerca e lo sviluppo in Italia è tra le più basse in Europa. Secondo l’Ocse, infatti, l’Italia nel 2012, tra pubblico e privato, ha investito in ricerca l'1,26% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL), contro una media Ue dell’1,98% e Ocse del 2,4%.


Spesa in Ricerca e Sviluppo in percentuale rispetto al PIL (dati Ocse 2012) :
3,55  Finlandia  - 3,4  Svezia -  3,35  Giappone  -   2,98  Danimarca  - 

 2,98  Germania  -  2,79  Stati Uniti  -   2,4  Ocse  -   2,29  Francia   - 

  2,16  Olanda  -    1,98  Unione Europea  -  1,73  Regno Unito   -   

  1,65  Norvegia   -   1,3  Spagna  -  1,26  Italia  -   0,92  Turchia  - 

  0,69  Grecia


Nel 2016, scrive la senatrice a vita Elena Cattaneo, al fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica del Miur sono stati destinati 58,8 milioni di euro, con una riduzione di circa due milioni ogni anno fino al 2018: «Con questa quota il Miur finanzierà sia i Prin sia il Fondo per gli investimenti della ricerca di base (Firb). Quindi a voler essere ottimisti, se un altro bando ci sarà, sarà al ribasso. Con queste risorse irrisorie i ricercatori lavorano per ottenere dati necessari per essere competitivi nei bandi europei».


 Fortunatamente, nonostante i fondi scarseggino sempre più, l’Italia conferma, almeno per ora, la propria tradizione di eccellenza in quanto a qualità della propria produzione scientifica.
Gli esperti dell’Anvur, analizzando la banca dati SciVal di Scopus, hanno misurato che la quota di pubblicazioni scientifiche italiane si attesta (nel periodo 2011-2014) sul 3,5% del totale mondiale, con una crescita del 4% annuo della produzione scientifica nazionale
.(in lieve rallentamento rispetto agli anni precedenti)

Fuga dei cervelli :   il 73% dei ricercatori italiani si trova all’estero
Numeri dell'esodo. Ogni anno, circa 3mila ricercatori italiani - dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo accademico - prendono la via dell'estero. L'Italia, tra i paesi europei più industrializzati, esporta più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi. Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno 13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di scienziati di altri paesi. Il confronto con le nazioni europee di riferimento è impietoso. "Per molte altre nazioni europee - scrive la ricercatrice - le percentuali sono invece in pareggio, come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8 per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza con una perdita contenuta all'1 per cento. Una situazione che per l'Italia si traduce in un impoverimento del capitale umano a scapito dello sviluppo che, al ritmo di 3mila ricercatori italiani all'estero all'anno in un decennio - dal 2010 al 2020 - l'Italia perderà qualcosa come 30mila ricercatori costati agli italiani qualcosa come 5 miliardi, che all'estero contribuiranno allo sviluppo economico di quei paesi.

giovedì 15 settembre 2016

LA VERITA' SULLA RIFORMA COSTITUZZIONALE



La verità sulla “ Riforma costituzionale “


La  Costituzione Italiana , nei suoi principi e valori contenuti nelle sue norme politiche e sociali ,  è riconosciuta a livelli internazionali , come  la rappresentazione giuridica e sociale  più elevata  per un Paese e uno Stato realmente democratico.

Il popolo italiano , a distanza di quasi settanta anni , purtroppo ha dimostrato e dimostra attualmente di non essere  capace di attuarla  in modo soddisfacente e compiutamente  , a causa di una tendenza del mondo politico –partitico , via via consolidatasi negli anni ,  volta principalmente al perseguimento di interessi individualistici  e  di parte , che hanno snaturato e strumentalizzato le funzioni costituzionali del Parlamento, trascurando colpevolmente quelli riferiti al bene comune , agli interessi pubblici , comuni e utili alla collettività e ad una regolare ed efficiente funzionalità dei servizi erogati dallo Stato e dai suoi Organi Istituzionali.

Dalla  costatazione  sui risultati apertamente insoddisfacenti , registrati nel campo della gestione pubblica sia politica  che sociale , da parte del mondo politico , piuttosto che  procedere ad una analisi critica degli errori  e delle manchevolezze , si è preferito  avanzare  pretestuosi  motivi  di inadeguatezza  della  impostazione giuridica e politica della Costituzione stessa  rispetto all’evolversi delle nuove esigenze della società  e conseguentemente ricorrere alla esigenza di una riforma di talune parti ( articoli ) della Carta Costituzionale . Riforme  che di fatto sono la dimostrazione più evidente della incapacità , ed altresì della malafede , soprattutto politica ,  di voler azzoppare , per opportunismi di potere partitico  e  per interessi di classe,   l’assetto giuridico e funzionale di Organi istituzionali  , deputati a mantenere gli equilibri voluti dai costituenti  a garanzia di uno Stato democratico.

 Nei confronti di tutto ciò , la maggioranza degli italiani  si rivela  abbastanza lontana , non direttamente interessata  e pertanto non convintamente coinvolta, rimanendo su posizioni incerte , in certi casi indifferenti , oppure molti orientati sulla base di notizie alquanto strumentali , volte a giustificare le esigenze di riforme  per un preteso miglioramento della vita politica e sociale del Paese ,  ma senza essere in grado , i cittadini , di entrare nel vero merito delle questioni trattate.

In tutto questo , emerge da un lato una evidente strumentalizzazione del mondo politico-partitico , dall’altro lato una carente “ coscienza “ politica e sociale  a livello popolare ; fattori entrambi , che si completano negativamente e segnano gradi di involuzione di natura sociale  e la tendenza a indebolire  e quasi a rinunciare al diritto della sovranità del popolo , prevista dalla Costituzione  ( Art. 1 ) , in favore dei poteri forti ,  con le conseguenze negative peraltro prevedibili.


In sintesi , il tentativo di realizzare di fatto , pur restando invariato formalmente l’art. 1 della Costit. , uno Stato da repubblica parlamentare a presidenziale.




                                          A T T E N Z I O N E   ! 

“L’ufficio centrale per il referendum presso la Corte Suprema di Cassazione, con ordinanza dell’8 agosto 2016”, “ha dichiarato conforme all’art. 138 e alla legge 352 del 1970 la richiesta di referendum depositata il 14 luglio 2016, alle ore 18.45, sul testo di legge costituzionale avente ad oggetto il seguente quesito referendario:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016 ? ”.

Questa , qui sopra  riportata ,  è l’impostazione ufficiale e definitiva del quesito referendario  e che potrebbe indurre l’elettore a votare “ si “ , sulla base di una formulazione del quesito  che è stata appositamente costruita al fine di convincere facilmente  l’elettore stesso della positività delle proposte di riforma .
In merito ai suddetti  quesiti , l’elettore dovrà pronunciarsi  non attraverso un “si “  o  un  “ no “  parziale , cioè riferito a ciascuna parte del  quesito formulato  , bensì con un “ si “  o  con  un  “ no “  nei confronti  dell’intero e complessivo costrutto della Riforma costituzionale ; cioè , egli  dovrebbe non limitarsi a considerare solo l’impostazione formale degli argomenti particolari indicati , bensì  ciascun elettore , per coscienza , dovrebbe approvare o non approvare la riforma stessa considerando nel merito anche tutte le altre parti ed  argomenti , ugualmente molto importanti ,  che attengono  alle norme costituzionali modificate dalla riforma , ma che non appaiono particolareggiati ed evidenziati come quelli che sono invece formulati  e sottoposti  come parti del quesito  referendario ( vds. “ riduzione del numero dei parlamentari “, ma che riguarda solo il Senato ,   e anche riguardo al “ contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni “ , che però viene posto in modo generico , indefinito e quindi non realistico) .


Per questi motivi , prima del voto , sarebbe  quanto mai opportuno  rivolgere la giusta attenzione  anche a quelle considerazioni, che autorevoli personalità in campo giuridico e politico  hanno espresso, evidenziando quegli aspetti della Riforma che produrrebbero effetti non positivi  e sicuramente di minori garanzie democratiche riguardo ai rapporti e alle funzioni istituzionali di Camera e Senato , come anche sotto l’aspetto del reale risparmio economico della Riforma stessa.