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giovedì 15 settembre 2016

LA VERITA' SULLA RIFORMA COSTITUZZIONALE



La verità sulla “ Riforma costituzionale “


La  Costituzione Italiana , nei suoi principi e valori contenuti nelle sue norme politiche e sociali ,  è riconosciuta a livelli internazionali , come  la rappresentazione giuridica e sociale  più elevata  per un Paese e uno Stato realmente democratico.

Il popolo italiano , a distanza di quasi settanta anni , purtroppo ha dimostrato e dimostra attualmente di non essere  capace di attuarla  in modo soddisfacente e compiutamente  , a causa di una tendenza del mondo politico –partitico , via via consolidatasi negli anni ,  volta principalmente al perseguimento di interessi individualistici  e  di parte , che hanno snaturato e strumentalizzato le funzioni costituzionali del Parlamento, trascurando colpevolmente quelli riferiti al bene comune , agli interessi pubblici , comuni e utili alla collettività e ad una regolare ed efficiente funzionalità dei servizi erogati dallo Stato e dai suoi Organi Istituzionali.

Dalla  costatazione  sui risultati apertamente insoddisfacenti , registrati nel campo della gestione pubblica sia politica  che sociale , da parte del mondo politico , piuttosto che  procedere ad una analisi critica degli errori  e delle manchevolezze , si è preferito  avanzare  pretestuosi  motivi  di inadeguatezza  della  impostazione giuridica e politica della Costituzione stessa  rispetto all’evolversi delle nuove esigenze della società  e conseguentemente ricorrere alla esigenza di una riforma di talune parti ( articoli ) della Carta Costituzionale . Riforme  che di fatto sono la dimostrazione più evidente della incapacità , ed altresì della malafede , soprattutto politica ,  di voler azzoppare , per opportunismi di potere partitico  e  per interessi di classe,   l’assetto giuridico e funzionale di Organi istituzionali  , deputati a mantenere gli equilibri voluti dai costituenti  a garanzia di uno Stato democratico.

 Nei confronti di tutto ciò , la maggioranza degli italiani  si rivela  abbastanza lontana , non direttamente interessata  e pertanto non convintamente coinvolta, rimanendo su posizioni incerte , in certi casi indifferenti , oppure molti orientati sulla base di notizie alquanto strumentali , volte a giustificare le esigenze di riforme  per un preteso miglioramento della vita politica e sociale del Paese ,  ma senza essere in grado , i cittadini , di entrare nel vero merito delle questioni trattate.

In tutto questo , emerge da un lato una evidente strumentalizzazione del mondo politico-partitico , dall’altro lato una carente “ coscienza “ politica e sociale  a livello popolare ; fattori entrambi , che si completano negativamente e segnano gradi di involuzione di natura sociale  e la tendenza a indebolire  e quasi a rinunciare al diritto della sovranità del popolo , prevista dalla Costituzione  ( Art. 1 ) , in favore dei poteri forti ,  con le conseguenze negative peraltro prevedibili.


In sintesi , il tentativo di realizzare di fatto , pur restando invariato formalmente l’art. 1 della Costit. , uno Stato da repubblica parlamentare a presidenziale.




                                          A T T E N Z I O N E   ! 

“L’ufficio centrale per il referendum presso la Corte Suprema di Cassazione, con ordinanza dell’8 agosto 2016”, “ha dichiarato conforme all’art. 138 e alla legge 352 del 1970 la richiesta di referendum depositata il 14 luglio 2016, alle ore 18.45, sul testo di legge costituzionale avente ad oggetto il seguente quesito referendario:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016 ? ”.

Questa , qui sopra  riportata ,  è l’impostazione ufficiale e definitiva del quesito referendario  e che potrebbe indurre l’elettore a votare “ si “ , sulla base di una formulazione del quesito  che è stata appositamente costruita al fine di convincere facilmente  l’elettore stesso della positività delle proposte di riforma .
In merito ai suddetti  quesiti , l’elettore dovrà pronunciarsi  non attraverso un “si “  o  un  “ no “  parziale , cioè riferito a ciascuna parte del  quesito formulato  , bensì con un “ si “  o  con  un  “ no “  nei confronti  dell’intero e complessivo costrutto della Riforma costituzionale ; cioè , egli  dovrebbe non limitarsi a considerare solo l’impostazione formale degli argomenti particolari indicati , bensì  ciascun elettore , per coscienza , dovrebbe approvare o non approvare la riforma stessa considerando nel merito anche tutte le altre parti ed  argomenti , ugualmente molto importanti ,  che attengono  alle norme costituzionali modificate dalla riforma , ma che non appaiono particolareggiati ed evidenziati come quelli che sono invece formulati  e sottoposti  come parti del quesito  referendario ( vds. “ riduzione del numero dei parlamentari “, ma che riguarda solo il Senato ,   e anche riguardo al “ contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni “ , che però viene posto in modo generico , indefinito e quindi non realistico) .


Per questi motivi , prima del voto , sarebbe  quanto mai opportuno  rivolgere la giusta attenzione  anche a quelle considerazioni, che autorevoli personalità in campo giuridico e politico  hanno espresso, evidenziando quegli aspetti della Riforma che produrrebbero effetti non positivi  e sicuramente di minori garanzie democratiche riguardo ai rapporti e alle funzioni istituzionali di Camera e Senato , come anche sotto l’aspetto del reale risparmio economico della Riforma stessa.

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